Indubitabili celesti segnali - (01/07/15)


CANALE:
Romexpo – Roma Fringe Festival 14 Giugno 2015
INDUBITABILI CELESTI SEGNALI
Regia: Francesco Petti – Interpreti: Cinzia Antifona, Valentina Greco, Francesca Pica
Scenografie e costumi: Domenico Latronico – Sarto di scena: Marco Serrau
Luci: Franco Pescetti – Compagnia PolisPapin – Associazione Culturale Melisma
Le foto di scena del nostro spettacolo sono di JACOPO NADDEO
In un tempo e in uno spazio ics che ha del vascio napoletano non la forma ma la condizione esistenziale, prigioniere tra oggetti imprigionati si muovono tre enigmatiche donne, emblemi di una femminilità a un tempo carnale e virginale. Un’indagine su un’assurda solitudine, sui rapporti asfittici fra tre sorelle che vivono una condizione ‘isterica’ della quale assumono su di sé le forme tipiche: mutismo, cecità e falsa gravidanza. Questa piccola tragedia quotidiana porta con sé aspetti grotteschi, ma anche un’antropologia, legata alla condizione della donna nella cultura magico-religiosa del popolo meridionale.
Lo spettatore viene proiettato in un territorio ibrido in cui coabitano vita, ricordo e sogno, passando dal noir, alla più pura commedia, all’astrazione fantastica.
Romexpo – Roma Fringe Festival 14 Giugno 2015
INDUBITABILI CELESTI SEGNALI
Regia: Francesco Petti – Interpreti: Cinzia Antifona, Valentina Greco, Francesca Pica
Scenografie e costumi: Domenico Latronico – Sarto di scena: Marco Serrau
Luci: Franco Pescetti – Compagnia PolisPapin – Associazione Culturale Melisma
Le foto di scena del nostro spettacolo sono di JACOPO NADDEO
In un tempo e in uno spazio ics che ha del vascio napoletano non la forma ma la condizione esistenziale, prigioniere tra oggetti imprigionati si muovono tre enigmatiche donne, emblemi di una femminilità a un tempo carnale e virginale. Un’indagine su un’assurda solitudine, sui rapporti asfittici fra tre sorelle che vivono una condizione ‘isterica’ della quale assumono su di sé le forme tipiche: mutismo, cecità e falsa gravidanza. Questa piccola tragedia quotidiana porta con sé aspetti grotteschi, ma anche un’antropologia, legata alla condizione della donna nella cultura magico-religiosa del popolo meridionale.
Lo spettatore viene proiettato in un territorio ibrido in cui coabitano vita, ricordo e sogno, passando dal noir, alla più pura commedia, all’astrazione fantastica.
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